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Wow

Non è passato un secolo, ma sembra sia passato un secolo. È come camminare nelle stanze vuote di una casa che hai abitato. Sei cresciuto, vivi altrove…quanto tempo. Un secolo? No, ma pare passato un secolo

texBene. Nell’ultimo anno e mezzo mi sono reso conto di aver ripetuto un numero di volte tale da averne perso il conto, il mantra: ma in che cazzo di paese viviamo. Trenitalia ha avuto una parte importante nell’aumento del mio livello di rancidità, ma non solo.

Ora: siamo nell’era ultra-moderna dell’alta velocità, dei collegamenti supersonici-vado a Parigi in un’ora dall’aeroporto più vicino (ci metto di più per arrivare a Ferrara) a prezzi stracciati. Nell’era dei tablet in mano a bambini di 9 anni (visto io), I-phone e cazzi vari, computer galattici, viva l’Europa unita, siamo molto fighi e avanti e:

e un benedetto pacco partito dall’Inghilterra il 24 novembre deve ancora arrivarmi!?

Zio pino, come ai tempi di Dumas (padre o figlio non ricordo), i tre moschettieri e lo scandalo della collana? La portano ancora in carrozza la posta, lungo strade infestate da predoni? Dogane ogni trenta chilometri a cui mollar giù la tangente, e stazioni di posta come bordelli dove perder tempo tra spiedi fumanti e fighe altrettanto fumanti ripiene del mal francese?

E scommetto che il pacco è a inrancidirsi, come il mio umore, in qualche magazzino delle poste in Italia. Tra l’altro piove da due giorni, e da due giorni non vedo il postino. Cosa fanno: il fermo pioggia? Ai tempi di Dumas (padre o figlio non ricordo) dei tre moschettieri e dello scandalo della collana, la fottuta posta la consegnavano anche sotto la pioggia.

Ma in che cazzo di paese viviamo.

Natale si avvicina, e nella sua accezione originale e più intrinseca, il significato del Natale è far regali. Così almeno mi hanno detto. E il regalo per eccellenza è il profumo. E se uno deve scegliere un profumo per la sua fidanzata, niente di meglio di quello firmato Lady Gaga. Se uno invece la fidanzata non ce l’ha, basta mostrare il suddetto profumo, agitandolo in luogo pubblico per trovarne subito una, o beccarsi una denuncia per procurato allarme – simulazione di atto terroristico.

Innanzitutto è bene ricordare che stiamo comperando un pezzo d’arte (investimento sicuro di sti tempi), infatti via Paris Match apprendo che quella boccetta di liquido non ben identificato non è un profumo, bensì, e cito la Germanotta: “Una presa di posizione sul concetto di celebrità attraverso l’intermediazione di un profumo”. Ecco, tanto per dire, se ne sniffate troppo questo è l’effetto che vi fa. Successivamente comincerete a vedere S. Anselmo e la stella cometa.

Comunque, io che amo il rischio ho voluto provare l’ebrezza di annusare una presa di posizione (che poi potrei rivendermi sta cosa se dovesse scapparmi una scorreggia in un ascensore pieno: “La mia è una presa di posizione sul concetto di società post moderna, desing e luoghi angusti” … “a me me pare più verza sofegada, e non solo lei purtroppo”).

Mia morosa aveva acquistato un profumo come il dio della cosmesi comanda, e in omaggio le avevano dato il campioncino contenente le taumaturgiche secrezioni ascellari della Gaga. Non ho resistito. Ne ho spruzzato poco sul polso, poco!, la morosa infatti minacciava di lasciarmi causa crudeltà mentale: colore chiaro, profumo intenso, gusto pulito, praticamente fondo di bottiglia di Glen Grant (ma Michele l’Intenditore che fine avrà fatto?), da cui si spiegano i vaneggiamenti post aspirata sul concetto di popolarità e l’apparizione di S. Anselmo e la cometa.

Ebbene, al di là di tutto, una cosa bisogna dirla, la Gaga – personcina portatrice di un’eleganza e di una grazia fuori dal comune – aveva ragione, e cito: “Il mio profumo dice: sono sexy, scopiamo!”. Una sniffata e la morosa ha perso i sensi, permettendomi di fare di lei tutto ciò che volevo.

Consigliato quindi a: maniaci impenitenti, persone con l’olfatto bruciato dal napalm, masochisti e fan della Gaga.

Logorroici o decerebrati?

Simile titolo può introdurre solo una categoria di lavoratori, che, spiace dirlo, al giorno d’oggi per la maggior parte è composta da questi tipi umani: logorroici o decerebrati. Mi riferisco ai giornalisti.

Non so se ci avete fatto caso, io seguo regolarmente i tg e, regolarmente, da almeno tre mesi, appena si appresta il fine settimana eccoli ripetere, come un disco rotto e insensato:

quella che sta per iniziare sarà la settimana decisiva per l’euro…

da almeno tre mesi. Ma ci prendono per il culo o ci prendono per sfinimento? Sarà possibile che ogni settimana che va ad iniziare sarà quella decisiva? Mah.

Ho caldo.

Sorprese inaspettate

Shibata Toyo, poetessa (a 92 anni), scrive “La vita può cominciare quando meno te lo aspetti”

Verità sacrosanta. Ogni tanto qualche parola di speranza, specie di sti tempi, fa bene leggerla.

La vita inizia, o ci sorprende, o cambia, o ci conquista, quando uno meno se lo aspetta, e a tal proposito c’è un gran bel film con Paul Newman, che consiglio, si intitola “La vita a modo mio”.

Se ti siedi davanti al pc, ti metti a scrivere, guardi lo schermo e pensi: qui non mi pareva di aver messo un punto; torni indietro con il cursore (per ben due volte), provi a cancellare il punto ma quello non se ne va. Allora osservi da vicino lo schermo e ti accorgi che non si tratta di un punto, ma di un’indefinita macchia tonda, capisci che è tempo di pulire lo schermo.

In fatto di pulizie questi sono due specialisti:  i fratelli Sheen(Estevez) nella commedia, Il giallo del bidone giallo, (1990)

Il galateo a tavola

Buone maniere a tavola: quando il galateo non capisce una cippa.

Nello specifico concentro la mia breve analisi su: chi deve essere servito per primo? Il galateo esige che si servano prima gli ospiti, poi i familiari, per ultimi noi.

Ma se voi conoscete la cucina, e avete anche e solo un minimo a che fare con il cucinare, capirete come ciò sia sbagliato. Se avete un ospite a cui tenete in modo particolare, e gli servite un primo piatto, ebbene quell’ospite deve essere servito per ultimo. Perché il piatto che avrà il maggiore e più succulento condimento, sarà proprio quell’ultimo piatto, quello preso dal fondo della padella o della terrina in cui, ad esempio, della pasta è stata unita e mescolata con il sugo.

Perciò non affidatevi al galateo, ma al buonsenso (e al sottoscritto): l’ospite a cui tenete di più è quello che va servito per ultimo, perché riceverà il piatto migliore. E se qualcuno degli altri storcerà il naso per questa vostra estemporanea scelta, non invitatelo più a casa vostra, o mandatelo direttamente affanculo e senza passare dal via. Sappiate che voi siete nel giusto, e il vostro ospite ve ne sarà grato.

E a proposito di cene, convivialità e voglia di divertimento, questo è un gran bel film: Invito a cena con delitto

Il titolo del post allude al fatto che oggi, entrando in libreria e dando una scorsa ai romanzi appena usciti, ci si accorgerà dell’alta percentuale di libri scritti da donne e per le donne, e di libri scritti da uomini per le donne. Con ciò intendo trame che prevalentemente parlano di donne, sentimenti e amore, meglio se con tragedie o storie complicate dietro l’angolo.

Ieri, in libreria con mia morosa, questo elemento si è palesato proprio scorrendo lo scaffale dei libri novità: basta osservare le copertine, basta leggere i titoli. Ne avevo il sospetto quando, dopo aver dato una scorsa ad uno di quei cataloghi-pubblicità, che sempre in libreria si trovano e ti danno dopo un acquisto, mi stupii e chiesi (in buona fede, non per fare dell’ironia) se il catalogo fosse in previsone dell’otto marzo e per questo virato a forti tinte rosa.

Non voglio dare giudizi di merito, e di sicuro non sono qui a lamentarmi – anche perché non ce n’è motivo – osservo e riporto solo un dato che mi pare evidente, e che mi ha colpito. Oggi la letteratura, in prevalenza, è rosa, cioé è donna. E mi interrogavo sul perché: forse oggi non solo chi scrive è donna, ma in prevalenza anche chi legge? Ma in fondo non è sempre stato così?