Eccomi qua con le newssss in campo editoriale, eccomi in versione Quinto Fabio Massimo detto il Temporeggiatore: per la serie ogni promessa è un debito solo che per ora il debito è rimandato (temporeggio), ma spero sia una cambiale che prima o poi onorerò, ormai è una questione, appunto, d’onore [per capire bisogna leggere il finale del post].
Ok, sono fatto così: dopo l’iniziale entusiasmo per aver ricevuto una proposta editoriale (ma la mia coscienza è sempre stata vigile: corri, corri amico che tanto poi ti riprendo, perché talvolta sembro il Candide di Voltaire) ho cominciato ad elaborare e razionalizzare la questione. Come ho detto ho bazzicato l’ambiente letterario, una volta ero io a dare i consigli e poi mi comporto come Alice nel paese delle Meraviglie? Dicevo, sfumato l’entusiasmo che mi annebbiava il cervello ecco in azione il mio io razionale, la mia esperienza, il mio sesto senso. Ma quando si è coinvolti e si hanno delle aspettative è difficile restare savi. Per considerare la questione da un’altra prospettiva ho attivato un paio di conoscenze “ragà, ne vale la pena?”: la prima, uno scrittore, mi ha già risposto con un nì “vedi tu se vale la pena, io l’ho fatto, è comunque un modo di fare esperienza, è un modo, sbattendosi e se ti sai organizzare, di arrivare nelle librerie vicino a casa”; l’altra è un contatto con una sede legale, mi ci vorrà un po’ di più.
Il contratto di edizione, come ho detto, è per certi versi interessante e chiaro (non sempre la cosa è così automatica) è quasi perfetto, ed è quel quasi che mi ha messo un tarlo nella testa. Perciò prima di accettare ho telefonato per alcune informazioni preliminari alla casa editrice. Se ho spedito lì il mio dattiloscritto è perché si vantava una distribuzione nazionale. Non è realmente così, o almeno la cosa è più ambigua, e qui mi sono cadute le braccia. In realtà si appoggiano ad un distributore nazionale, ma quanto sia efficace tale collaborazione intendo appurarlo questo pomeriggio, facendo un salto alla Feltrinelli. Perché, dato che so come girano queste cose, il libro di sicuro te lo procurano ma oltre al prezzo di copertina ti paghi in più la spedizione, e questo in genere scoraggia un eventuale acquirente, a meno che non sia un amico (quello sbuffa e basta). Nella sezione distributori, nel sito della casa editrice, vengono nominate anche alcune librerie della mia città (perfetto dissi, qui almeno avrò uno sbocco, per un esordiente è già importante) ma… quelle librerie non sono luogo deputato a diffondere i libri della casa editrice, luogo dove normalmente uno possa trovare le ultime uscite della casa editrice. Ma sono librerie che nel tempo hanno richiesto qualche copia di libri da loro stampati. Di più, mi viene detto dalla casa editrice che probabilmente il libro non verrà neppure distribuito in libreria a meno che un libraio non ne faccia richiesta, e l’amico scrittore mi dice: è normale, per ovviare fai come me: organizza una presentazione, il libraio ha interesse ad ordinare qualche copia e poi se non riesce in quell’occasione a venderla di sicuro la espone in vetrina. La cosa però non mi convince del tutto. Chiaro, può sembrare normale questa situazione, specie per un esordiente, io non pretendevo un’operazione capillare in tutta Italia, ma almeno pensavo si appoggiassero a qualche libreria a Roma, Milano, magari una dalle mie parti, in cui materialmente il libro fosse esposto e potesse attirare l’attenzione, e da lì uno spera nel passaparola, non per scalare le classifiche, ma per poi pensare ad una seconda ristampa, e intanto lavora sodo in promozione. Niente, vendita tramite richiesta, tramite internet o “datti da fare” comunque a onor del vero per locandine e supporto la casa editrice si impegna a sostenerti (bisognerebbe però vedere nei fatti, anche qui l’amico risponde con un nì: devi ogni tanto alzare la voce). Il datti da fare era già in preventivo, rompevo le balle in comune in cui ho qualche aggancio per organizzare le serate, per avere spazio in biblioteca, rompevo le balle a mio padre dicendogli: và, pà, quando fai un concerto, magari mi piazzo anch’io, oppure: organizziamo una serata promossa dall’assessorato, o dal quartiere: musica e letteratura, e lì ti fai un po’ di pubblicità e se hai culo vendi qualche copia.
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Alla fine però mi sono detto: Taglia, non sei con l’acqua alla gola, è la prima volta che spedisci il tuo dattiloscritto (non l’ha mai letto nessuno tranne loro) non hai provato ancora alla Fazi, Marcos y Marcos, alle edizioni Nottetempo. Che fretta c’è? Se ti devi sbattere fai a tempo, se proprio non riesci a trovare qualcuno che te lo pubblichi, vorrà dire che te lo stamperai da te per il solo gusto di regalarlo a coloro a cui interessa e… ogni promessa è debito (ecco l’incipit del post), piazzarci come promesso una dedica a Monia (con molto rispetto, s’intende), ormai è una questione d’onore (o d’odore dato che a Monia piace “annusare”).
Però, dopo tutto ciò, mi è ritornata la voglia di sbattermi un po’ in giro, di riprendere i vecchi contatti, di ributtarmi nella mischia letteraria, di ricominciare a scrivere, di spedire, aspettare, incazzarmi… ma sì, Taglia, ma sì che non hai nulla da perdere e nulla di meglio da fare… affezionatissimi a presto…
Ti è tornata una voglia bellissima…pazzesca….non perderla più, coltivala e seguila fino in fondo.
In bocca al lupo!
Durante la lettura del post sono passata attraverso vari stati d’animo: delusione, dispiacere, solidarietà tifosa (tipo: “No eh, non mollare ora!” 🙂 ), infine gioia vera per questa tua voglia di provarci, di scontrarti anche contro qualche muro forse, di darti da fare e guardarti intorno e cercare una soluzione migliore. La Monia 17enne ti farebbe una vera e propria ola per l’ambizione, quella 26enne ti fa un grande sorriso pieno d’ammirazione, d’incoraggiamento e di sostegno. Basta lo stesso? 😀
Ah, chiaramente fra le sensazioni non dimentichiamo l’orgoglio e la gratitudine per il ricordo della promessa!
Coraggio, ti sostengo, e non sono la sola 🙂
taglia mio, non so cosa consigliarti.In privato se vuoi ti posso mettere in contatto con il mio amicissimo scrittore, lui è partito da Fernandel ed è arrivato a Guanda, ha già il cinema alle calcagna(che paga bene), ma è partito sicuramente dal passaparola…certo il passaparola a Bologna ha numeri un po’ diversi!!:-)
Hai pensato ad un agente? Lo so pare n’americanata, ma funziona.
ho dato invio per sbaglio O.O ti volevo dire
-non mollare
-rompi le balls
-sbattiti(ovvero, presentazioni, presentazioni, presentazioni, dovunque, dalla bocciofila al super di quartiere!!;-))
-infine…IN BOCCA AL LUPO!!
Grazie ragazzuole
@Alessia: è quasi impossibile rinunciare a quella passione, magari, per quanto mi riguarda, ci sono dei momenti di pausa, ma anche volendo non potrei smettere.
@Monia: tutte quelle emozioni insieme, praticamente come se stessi guardando una telenovela 🙂
@Monia e Micia: nessun problema, ritengo di aver rinunciato ad una proposta comunque interessante a quel livello, ma dato che non ho provato altre strade, ho ritenuto non fosse una cattiva idea percorrerle.
Come ho detto nell’ambiente editoriale ci sono stato parecchio, e sono di conseguenza corazzato ed attrezzato. E’ un labirinto all’interno del quale troppi avvoltoi si nutrono delle speranze di aspiranti scrittori.
Per quanto riguarda l’agente letterario: io per certo periodo ho prestato i miei “servizi” all’interno di agenzie letterarie, anche lì dove caschi, caschi male, specie da esordiente (e giù valanghe di soldi), ma qui il discorso si farebbe lungo.
L’unica è considerare la possibilità di pubblicare come una possibilità appunto, ma non da inseguire a tutti i costi (è pericoloso), senza troppe aspettative, se capita la proposta giusta bon, altrimenti aria. Questa era una via di mezzo, dato che non devo a tutti i costi pubblicare, cerco qualcosa di più vantaggioso. Se verrà ne sarò felice, se no amen.
La Fernandel è una delle possibilità, la tengo però in secondo piano in quanto so che il loro catalogo è “socialmente impegnato”.
Siamo le tue ragazze pon-pon!!
La Fernandel è una delle possibilità, la tengo però in secondo piano in quanto so che il loro catalogo è “socialmente impegnato”.
Beh..oddio…viste le caxxate che scrive il mio amico, ne dubito!! XD
Che ci siano avvoltoi nelle case editrici..e dove non ce ne sono??lì bisogna avere culo, e schivarli tutti…
L’agente…boh, forse qui non è ancora un mestiere serio, o forse gli editori ritengono più opportuno mantenere gli schiavetti a leggersi quei 2-3 milioni di manoscritti che gli italiani grafomani inviano ogni anno.Fatto sta che non c’è nulla di paragonabile agli USA, nè nelle capacità nè nella deontologia…
Mia nonna(da qualcuno avrò preso la grafomania, no?!?) ha editato a sue spese…è brava-sono di parte, ma scrive meglio di tante gggiovani simil-melisse,e con più freschezza-ma a 80 anni, chi la pubblica???
@Monia: wow, le ragazze pon-pon con tanto di divisa e cori… Taglia vai, che personaggio/ muovi un po’ sto ingaranaggio/ se ti impegni vincerai/ ma se molli sono guai/ perché noi si fa fatica/ fai conto che è in gioco la tua vita/ se non ottieni un risultato/ con un sacco di botte verrai ripagato/ le tue ossa sono tante/ te le spezziamo all’istante/ pon-pon sì, ma fai attenzione/ … boh basta, fa caldo, ma che se ne vada al diavolo sto cialtrone… 😀
@Micia: gli Stati Uniti sono un universo distante milioni di miliardi di anni luce rispetto a noi. Un solo dato, riferito anche all’esperienza di tua nonna: negli Usa esistono librerie specializzate che vendono libri autoprodotti dagli scrittori stessi, specie gli esordienti. In quel caso non vengono considerati dei poveracci illusi (come da noi), anzi, le grandi case editrici cercano tra quegli scrittori i possibili futuri King, Fitzgerald, Bukowski ecc. per metterli sotto contratto. Indipendentemente dalla loro età 😉
😆
Ecco la filastrocchetta da cheerleader è perfetta, ma basta che non mi fai fare le acrobazie che se no mi schianto faccia a terra dopo tre secondi sicuro!! 😯